D blog Parole D Arte / www.d.repubblica.it / 12.08.2016

Un pittore di nome Leonor by Valentina Bernabei

 

Gatti, matite e fantasia. Tra i libri dei compiti per le vacanze destinati ai più piccoli ce ne sarebbe uno da aggiungere: è “Un pittore di nome Leonor”, scritto da Corrado Premuda con le illustrazioni di Andrea Guerzoni (Editoriale Scienza Giunti, 12.90 euro, ora disponibile anche in ebook).

Le novantasei pagine non contengono esercizi (se non quello di ricordare i sogni e disegnarli magari), ma raccontano la storia dell’artista Leonor Fini. Una biografia consigliata ai lettori da 9 anni in su, in cui si scopre subito che la pittrice, nonostante sia nata a Buenos Aires nel 1907 e sia morta a Parigi nel 1996, è cresciuta a Trieste, dove sin da piccola si distinse per la sua originalità.

Leonor trascorse sua infanzia, nel periodo di passaggio dall’ Impero asburgico al Regno d’Italia (il libro è anche un bel ripasso di storia), osservando ciò che accadeva e a trasformandolo in storie da raccontare al suo gatto Cioci e in disegni tanto strampalati quanto talentuosi, che le valsero il primo riconoscimento all’età di 4 anni. Quando divenne adolescente, le stesse storie le condivise con gli intellettuali e amici triestini dell’epoca: da Gillo Dorfles, e Leo Castelli, passando per Arturo Nathan e la casa di Italo Svevo.

Nella sua poliedrica vita non ci fu soltanto la città giuliana e non solo la pittura.

Venne il tempo del primo spostamento a Milano, dove accadde l’episodio che ha dato il titolo al libro. Leonor Fini arrivò in treno da Trieste per dipingere un ritratto di famiglia ma, una volta scesa dal treno, non trovò nessuno ad attenderla, come invece era stato concordato. In stazione non la riconobbero: si aspettavano un uomo, perché il committente si aspettava che un ritrattista bravo fosse uomo.

Seguì il periodo parigino, l’incontro con André Breton, Max Ernst, Henri Cartier-Bresson, tra gli altri; nel libro sono citati anche gli italiani di quell’epoca: Filippo De Pisis (ma lo incontrò in sogno oppure no?), Giorgio de Chirico e Alberto Savinio. Fu nella capitale parigina che, vicina ai surrealisti, debuttò con una mostra personale alla Galerie Bonjean, diretta da Christian Dior quando non era ancora stilista.

Dior non fu l’unico legame dell’artista con la moda. Per Elsa Schiaparelli disegnò la celebre boccetta di profumo modellata sul busto di Mae West, che poi anche Jean Paul Gaultier ripropose negli anni Novanta.

Nel 2009, una citazione del suo celebre olio su tela “Le Bout du Monde” (1948/1949) compare nel video di Madonna “Bedtime Story”, al minuto 1.44.