IL LUTHER BLISSETT PROJECT A ROMA. 1995-1999 | FLASH ART ITALIA


Flash Art Italia n.326 / Marzo-Aprile 2016

Luther Blissett: una folla anonima dappertutto e in nessun luogo by Daniele Vazquez, ex LBP

Nel libro di Marco Deseriis “Improper Names. Collective pseudonyms from Luddites to Anonymous”[1], dopo tante agiografie, nel capitolo sul multi-use name Luther Blissett si rende finalmente anche conto delle criticità interne del Luther Blissett Project (d’ora in avanti LBP), tra cui, ad esempio, quella del ruolo delle donne in un’iniziativa che metteva sì in discussione le identità ma che era rappresentata da una figura maschile. Qui descriveremo un’ulteriore criticità, quella che portò al formarsi di Luther Blissett dissidenti. La tentazione di chi si è sperimentato finora in una storicizzazione di Luther Blissett in Italia è stata quella della genealogia a partire dai gruppi più visibili e conosciuti che provengono dal LBP, come la Wu Ming Foundation, gli 01.org (Eva e Franco Mattes) o guerrigliamarketing.it. Tali storicizzazioni non restituiscono quasi mai l’atmosfera e le tensioni, i conflitti e le spinte che nella vita quotidiana portarono numerosi ragazze e ragazzi a rinunciare alla propria identità per diventare temporaneamente una “con-dividualità”, per gioco o per passione politica, né rendono mai conto obbiettivamente dello strappo finale, quello che fu chiamato Seppuku, evento ancora non del tutto chiarito, che produsse i Luther Blissett dissidenti. Anche se vi erano delle persone più coinvolte nell’uso di questo multiple name, che si sono firmate LBP e che erano riconosciute, più o meno permanentemente, come dei Luther Blissett occorre decentrare lo sguardo e prendere in parola lo slogan con cui il personaggio immaginario Luther Blissett invitava a diventare se stesso: “Chiunque può essere Luther Blissett”. Occorre tornare allo spirito delle origini. Il LBP, un piccolo network, il cosiddetto “anello interno” di chi vigilava il fenomeno e lo documentava non ha nulla a che fare con la storia della diffusione dilagante del multiple name, soprattutto nella metà degli anni ’90. Una storia questa molto più interessante, ricca e piena di senso che qualsiasi agiografia del LBP.  Decentrare lo sguardo significa rendere giustizia a tutti coloro che hanno giocato a Luther Blissett nella loro vita anche solo per un minuto, per un’ora, per un giorno, per una settimana, per un mese e che rappresentano l’enorme bacino di questo gioco, che l’ha reso popolare, virale, dappertutto e in nessun luogo, che ha attraversato una generazione e che ha permesso al personaggio immaginario di divenire una potente figura in grado di influenzare la cultura del suo tempo, che gli ha permesso di diventare un folk hero che difendeva le ragioni di quella generazione e che ha permesso, last but not least, a coloro che facevano parte dell’anello interno di capitalizzarne l’esperienza per divenire scrittori professionisti, artisti o esperti di marketing riconosciuti in tutto il mondo. Costoro non dovrebbero mai dimenticare che se sono dove sono lo devono alla folla anonima che ha giocato al loro gioco per il solo gusto di divertirsi senza mai porsi la questione se il recupero nell’industria culturale capitalista fosse lecito per un rivoluzionario o meno. Occorre tornare a questa folla anonima i cui destini ci sono sconosciuti e dimenticare per un attimo gli esiti del LBP nella cultura seria per comprendere davvero cosa accadde quando si diffuse l’uso del multiple name. È necessario farlo perché la folla anonima si è divertita e non chiedeva di più. Dopo il successo di “Q”, il romanzo di Luther Blissett uscito nel 1999, il critico Gianluca Nicoletti dichiarò in tv che i suoi quattro autori dovevano essere considerati “i veri Luther Blissett”, cosa che nel LBP passò sotto silenzio. Proprio il silenzio o la mancanza di chiarezza su questo e altri fatti simili creò dei malumori nel LBP, soprattutto tra coloro che avevano a cuore la questione dell’anonimato e della critica dell’individuo e dell’identità. È così che si generò l’ala dissidente. Cosa volevano i Luther Blissett dissidenti? Riteniamo che volessero si tenesse in conto che Luther Blissett fosse in realtà una folla anonima e che forse arrivati a quel punto non c’era chi avesse frainteso il gioco più di coloro che l’avevano innescato, “i veri Luther Blissett”. Chi era Luther Blissett, questa folla anonima o i Luther Blissett dell’anello interno? Ovviamente tutti, ma nessuno meno o più di qualcun altro, nessuno falso o vero, dentro la folla anonima non c’è individuo, gruppo o progetto che tenga, non si può distinguere colui che è stato Luther Blissett un solo giorno da quello che lo è stato per tutto un piano quinquennale, non ci sono nuove leve e veterani, c’è solo un tool, il multiple name, il folk hero e poco importa chi l’ha inventato. Tanto che c’è qualche Luther Blissett che ha parlato di fallimento del LBP[2]. Il folk hero era una costellazione di piccole e grandi storie che non sono mai state documentate. D’altronde la folla anonima è difficilmente documentabile e vive solo nei ricordi di chi vi ha fatto parte.

 

[1] Marco Deseriis, Improper Names. Collective pseudonyms from Luddites to Anonymous, University of Minnesota Press, Minneapolis, 2015.

[2] Luther Blissett, Il Luther Blissett Project a Roma. 1995-1999, Rave Up Books, Roma, 2015.

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IL LUTHER BLISSETT PROJECT A ROMA 1995-1999, Luther Blissett, Rave Up books & records

 


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